Quei bravi ragazzi. Sembra questo il titolo di un film di moderni avventurieri metropolitani ed, invece, è il segno distintivo di quattro fratelli, i Drengot, che arrivarono nel sud dell’Italia intorno al 1015.
Le ricerche hanno preso una svolta seguendo le tracce del fratello più grande, Asmund (fr. Osmond, it. Osmondo) le cui vicende hanno segnato inevitabilmente quelle degli altri tre fratelli, soprattutto quelle di Ranulf (fr. Rainuph, it. Rainulfo).
L’uccisione in duello, nella foresta di Lyons (presso Rouen) di William Repostel, del favorito del duca normanno Riccardo II, reo di essersi vantato di aver disonorato la figlia di Asmund (Adeliza?) fece si che questi, per evitare la vendetta del duca sulla propria famiglia, riparasse in Inghilterra e poi attraverso un percorso che lo portò, con i familiari e qualche altro fedele cavaliere, ad attraversare parte della Germania, l’attuale Svizzera, le Alpi (scontrandosi con gli abitanti locali che pretendevano una sorte di pedaggio), Roma (ricevuti dal pontefice, Benedetto VIII), a raggiunge il sud della penisola italiana.
Queste eroiche vicende dei Drengot sono raccontate dettagliatamente in molti testi in lingua francese scritti fino alla fine del diciannovesimo secolo. Il testo danese “De Danske Runemindesmaerker, Volume 1” di Peder G. Thorsen, scritto nel 1864, ha come scopo principale di far luce sulle incisioni delle pietre runiche rinvenute in Danimarca. Alla pagina 160 spiega anche l’origine del cognome Drengot. Sulle pietre presenti nella città di Hebedy, ma non solo in essa, sono incise più volte la due parole TREGR GUPR, che si leggono “drengr godr”, l’odierno “dreng gode”, in italiano letteralmente “bravo ragazzo”.
Lo stesso autore del libro pone in evidenza come può sembrare poco credibile a chi non sa di cose locali che un cognome derivi semplicemente da una qualità che un uomo può avere: “at TREGR GUPR (drengr godr) fra at være, som her, en Hædersbenævnelse gik over til at blive et Slags Tilnavn” e continuando fa esplicito riferimento a Asmund Drengot sceso a Napoli nel 1017 “Iblandt de første normanniske Hovdinger, der 1017, kom til Neapel for at indtage det, var saaledes Asmund Drengot”, termina sottolineando che ai più può risultare strano ma per la loro comuinità , nonostante sia passato molto tempo, il suono di quel cognome risulta ancora essere familiare, il suo significato più che comprensibile.
L’appellativo o il cognome è tanto comune che anche il re di Danimarca, regnante proprio nel primo periodo dalla fondazione di Aversa (1039-1047) si chiamava “Magnus Den Gode” come scritto in “Danmarks Riges Historie” di Gustav Ludvig Baden.
Molti autorevoli studiosi della storia che riguarda le origini della città di Aversa hanno ravvisato una radice franco-normanna dei fondatori della città di Aversa. Senza avere nemmeno lontanamente la pretesa di sconfessare tale teoria sottolineo come in altri testi danesi come “Annaler for nordisk oldkyndighed – di Kongelige Nordiske oldskriftselskab” del 1845, si ribadisce che il cognome di Asmund Drengot derivi da “den gode” e viene messa in evidenza la radice diretta scandinava dei normanni scesi in Italia, tesi supportata dalla “Heimskringla Snorri” che racconta del rapporto diretto tra il re danese, Sigurd Jorsalafars e Ruggero re di Sicilia. Lo stretto rapporto tra i “vichinghi” danesi e i “normanni italiani” è confermato anche dal libro “Critisk Undersögelse af Danmarks og Norges Sagnhistorie eller om …” di Peter Erasmus Müller del 1823 dove viene rimarcato tra l’altro come la cultura nordica sia presente in molte delle opere presenti nel meridione d’Italia.
Viene inoltre spesso rimarcato come l’animo vichingo dei normanni che conquistarono il sud dell’Italia era ancora quello ardente di conquista e sprezzante del pericolo comune alle originarie stirpi scandinave scevre dell’ingentilimento subito da quelli che avevano da almeno un secolo prima conquistato la Normandia.
Tornando all’etimologia del cognome Drengot, il significato in senso stretto “bravo ragazzo” va, invece, valutato in un accezione più ampia ovvero di uomo “capace” e/o “abile”. In tal senso è singolare che l’Alfonso Gallo in “Aversa Normanna” riporti quanto i cronisti del tempo scrivevano a proposito delle qualità umane del nostro Rainulfo definendolo in latino “vir strenus” (uomo ornato di ogni virtù). La singolarità è diventata stupore quando ho riscontrato che nell’opera “Collectanea Anglo-Saxonica: maximam partem nunc primum” del 1835 a pag. 85 è scritto testualmente che la parola “dreng” è sinonimo del latino “vir strenuus”.
Quanto sopra esposto pone qualche interrogativo anche sul fatto che i fratelli Drengot fossero, come da tempo ritenuto dai più fatto assodato, discendenti del casato dei Quarrel non fosse altro per il doppio cognome che, almeno per chi scrive, avrebbe poco senso ma anche a ragione del fatto che a parte l’Odollant Desnos e Orderic Vital che si sono occupati della Storia della Normandia gli altri autori d’oltralpe (Licquet, François Du Bois, Elie de La Primaudaie) non menzionano mai i Quarrel ed addirittura uno di questi asserisce con certezza, in un suo scritto, che Asmund Drengot sia nato in una cittadina della Manche (Manica) a poca distanza da Hauteville-la-Guichard città nota per essere la patria degli Altavilla. Mi è, allora, venuto di pensare che la cronologia dei conti normanni di Aversa non sia composta da un solo casato ma da due che si sono avvicendati al comando della città. Una piccola labile prova potrebbe essere quella che vuole presenti nella nostra regione prima i Drengot e dopo qualche anno Tristano Cistel (divenuto poi capo dei normanni presenti in zona) Guillaume de Montreuil e Richard de Carel (vicenda sottolineata anche da l”Œuvres complètes de Voltaire avec des remarques et des notes historiques?”. E’ frequente trovare nei testi francesi la dicitura Carel, de Carel, Carelle per indicare il casato originario di Condè-sur-Sarthe. Questi due gruppi potrebbero essere stati anime fondatrici di quella che per molto tempo gli stessi normanni e poi gli storici francesi chiamavano “Averse-la Normande”, sottolineando in tal modo che la città fosse una vera e propria enclave in terra italiana di “uomini venuti dal Nord”. Che ad Aversa ci fossero due fazioni politicamente in lotta è del resto fatto comprovato dalle lotte che si verificarono tra la fazione di Rainulfo II e quella che invece ?tifava? per Riccardo I di Quarrel intorno al 1050.
Sicuro dell’esattezza del significato del cognome dei Drengot, invece ribadisco che le altre congetture sono spunti per future ricerche e contributi che non vogliono in nessun modo minare i magnifici lavori, anche recenti sull’origini dei fondatori della nostra città.