Una giovane donna eredita uno dei regni più ambiti del medioevo, una corte fatta di serpi velenose e avventurieri, intrighi, misteri, amori e il famoso assassinio del marito della regina, il fratello dell’Imperatore d’Ungheria, il principe Andrea d’Angiò. Un insieme che non poteva passare inosservato ad un grande scrittore come Alexandre Dumas padre.
L’autore del Conte di Montecristo, dei Tre moschettieri ed altri capolavori scrisse tra il 1839 e l’anno seguente un’opera antologica chiamata “Delitti Celebri” fatta di 18 cronache di omicidi avvenuti in epoche diverse ma che attraversavano tutto il medioevo; tra questi “L’uomo dalla maschera di ferro” e “I Borgia”.
Intitolato “Jeanne de Naples” il racconto narra le vicende che portarono alla morte Andrea, legato con una corda al collo e lasciato ciondolare per tre giorni da una delle finestre del castello angioino di Aversa sul finire dell’estate dell’anno 1345.
Il castello era la residenza estiva della corte angioina, verosimilmente era situato nei pressi dell’attuale sede della Chiesa della Madonna di Casaluce. Dopo quell’evento nefasto, frutto di una congiura ordita dai nobili e quasi sicuramente dalla stessa moglie, Aversa dovette patire non poco per quanto accaduto. La città seppur estranea ai fatti rimase nell’immaginario collettivo del tempo un luogo nefasto, Francesco Petrarca duramente commentò l’episodio scrivendo all’amico Barbato da Sulmona: “[…] fin nelle prime lettere a te indiritte dissi, ahi! con troppo certo augurio , che egli era un agnello in mezzo lupi. Eppure, conoscendo in tal guisa i cortigiani, né potei pensare né tenere una tal morte; perché in nessuna tragedia avea lette sì nefande e si truci insidie. In faccia al secolo nostro fecondo di delitti si glorierà il tempo antico, si consoleranno i posteri, ed ogni secolo diverrà degno di scusa; tanta fu la sevizie, tanta la fierezza inospitale de’ nostri. O Napoli cangiata in sì breve tempo! O infelice Aversa, che a giusto titolo porti questo nome odioso! Tu dimenticasti la fede, l’umanità all’uomo, al regnante dovuta, tu violasti il sacro diritto delle genti, spegnendo con empia fraude il tuo re. O mostri, che bruttaste l’italico suolo con orrende crudeltà! Voi avete assassinato il vostro re non col ferro, non col veleno, consueti ministri della morte dei principi, ma con un infame laccio destinato agli incendiari, ai ladroni. Tacerei gli strazi indegni del cadavere, la vergognosa funebre pompa, se col silenzio ne involassi la ricordanza alla posterità. Benchè, per dir vero , tu, o Aversa, più degna sei di compassione che di odio, perchè nè potevi impedire il misfatto, nè vendicarlo. […].
L’opera di Dumas ebbe un discreto successo. A Barcellona nel 1941 fu pubblicata un edizione contenente solo l’episodio dell’uccisione di Andrea d’Ungheria, stampata da “Juan Roca y Suñol” intitolata inequivocabilmente “El balcon de Aversa”.
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